Si parte!
Una parola per ogni lettera.Et voilà una parola per ogni lettera dell’alfabeto. Sono parole apparentemente semplici che riguardano la nostra quotidianità. Abbiamo pensato di condividerle con un po’ di leggerezza con l’obiettivo di parlarne insieme o anche solo fermarci a riflettere per pochi secondi, senza nessuna pretesa di insegnare, spiegare o fornire massime. Non a caso scriviamo spesso “nella nostra nostra esperienza”, perché è di questo che si tratta: abbiamo voglia di condividere quello che sperimentiamo giorno per giorno da anni su noi stessi e con le persone che incontriamo per lavoro e non. Data la natura dell’esperimento, ci piacerebbe moltissimo che ci diciate la vostra. Quali sono le parole che vi risuonano di più? Aiutateci ad arricchire e co-creare questo nostro piccolo dizionario di umanità.
Aspirazione profonda
PERCHÉ FAI
QUELLO CHE FAI?Tutti noi abbiamo passato un momento nella vita in cui ci siamo sentiti particolarmente ispirati, con un senso di pienezza, di gioia, momenti in cui non abbiamo avuto dubbi e abbiamo preso una strada convinti di quello che stavamo facendo. E’ una condizione quasi magica che quando ci ripensiamo ci fa brillare gli occhi, è forte, ed è ancora li. C’è un modo per ricrearla? Sì, nella nostra esperienza è possibile quando impariamo a riconnetterci con le nostre profonde aspirazioni, liberi da condizionamenti interni o indotti dalla società (non sono all’altezza, sono un illuso, mi giudicheranno, non mi capiranno, giusto per citare alcune delle nostre voci interiori). Per farlo è necessario intercettare e attraversare una serie di paure recondite di cui non siamo totalmente consapevoli. Danzare con quelle paure ci permette di osare e di diventare ciò che vogliamo. Perché non è quello che raggiungiamo, ma è quello che diventiamo che ci rende felici.
Behaviours / Comportamenti
MA COME TI COMPORTI?Capita che nonostante tutte le nostre buone intenzioni, mettiamo in atto più o meno incosapevolmente dei comportamenti che ci boicottano o che non ci permettono di realizzare ciò che vogliamo. Tra questi c’è ad esempio il procrastinare. Molti di noi lo fanno, ciascuno per motivi diversi, chi perché aspetta la condizione ottimale, chi perché ha paura di essere rifiutato, chi perché non si sente a proprio agio ecc. Quale che sia la ragione tendiamo poi a giustificarci, a colpevolizzarci o a prometterci qualcosa di diverso in futuro. Come interrompere questo meccanismo? Nella nostra esperienza il primo passo è capire quando lo facciamo e perché. Una volta che ne diventiamo consapevoli possiamo decidere se trasformarli e scoprire cosa succede.
Spesso, quando lo facciamo, non solo cambia il nostro modo di vedere le cose ma anche il contesto intorno a noi.
Creatività
QUALITÀ O STATO D'ESSERE?Per noi la creatività è uno stato d’essere ed è strettamente correlata all’aspirazione e alla libertà. Quando siamo connessi alla nostra aspirazione e ci sentiamo liberi di esprimerci, è più facile che si crei un contesto di totale apertura, fiducia e accoglienza. Quando ci svincoliamo da alcuni pensieri o credenze limitanti come ad esempio il giudizio su noi stessi e sugli altri e dalla paura che gli altri ci giudichino, è come se ci aprissimo a molte più opportunità, idee, stimoli, intuizioni che possiamo fare nostre, esplorare e condividere. Ci sentiamo più leggeri, come quando siamo all’inizio di una relazione, ispirati, pieni di gioia ed energia. Ed è possibile che quello stato d’animo sia contagioso anche per chi è intorno a noi e può crearsi un circolo virtuoso di scambio che si autoalimenta. Ahimé, non possiamo certo spingere un pulsante e non è immediato, ma sapere che è possibile ritrovare quello stato d’essere è come…. per ognuno è diverso. 🙂
Direzione
HAI TROVATO LA TUA?Spesso siamo in balia degli eventi, degli altri, ci sentiamo confusi o peggio in un vicolo cieco e non sappiamo come venirne fuori. La direzione da prendere ci sembra offuscata da dubbi, incertezze, paure. In questi casi quello che ci aiuta è riconnetterci con quello che vogliamo creare per noi e per chi ci sta intorno e il chiederci perché lo vogliamo. Delle volte il perché ci sembra scontato, ma è proprio quel perché che da un lato ci permette di verificare che non sia qualcosa che stiamo facendo “perché va fatto” e non perché lo vogliamo noi; e dall’altro ci dà la motivazione, la carica e lo slancio per individuare i passi necessari per riprendere la direzione che vogliamo. Quel perché è la nostra Stella Polare che ci offre l’orientamento in qualsiasi situazione e il bello è che ognuno ha la propria. Diventa ancora più entusiasmante quando viene creata da più persone di un team, di un’organizzazione, di una comunità. La gioia e la creatività regnano sovrane.
Emozione
GESTIRE O SENTIRE?Spesso alle emozioni viene attribuita un’accezione negativa e per questo devono essere gestite, controllate, zittite. Quanti di noi si sono sentiti dire “sei troppo emotivo”, quanti lo hanno vissuto come un ostacolo alla propria crescita? Nella nostra esperienza (e per molti prima di noi vd David Goleman) le emozioni sono una porta di accesso fondamentale per capire che cosa ci sta succedendo e soprattutto cosa possiamo fare per affrontare le situazioni che ci troviamo davanti. Chi è in grado di sentirle, ha la fortuna di agire in base alle informazioni che può trarne e non di reagire in automatico. Quello della rabbia può essere un esempio efficace: molti se ne vergognano, altri fanno di tutto per metterla a tacere, eppure la rabbia è una enorme fonte di ricchezza se impariamo a sentirla, perché ci permette di capire da dove arriva, perché la stiamo provando e che cosa possiamo farne prima di riversarla su qualcuno o di negarla, perfino a noi stessi.
Frustrazione
IN CHE MODO RINUNCI A CIO' CHE VUOI E TI SENTI VITTIMA?A chi non è capitato di fare i conti con questa emozione? E quante volte abbiamo attribuito la nostra frustrazione a qualcosa di esterno a noi dicendoci “è oggettivo, è la situazione, è il partner, sono i figli, è il mercato ecc. che cosa posso farci io? La cattiva notizia è che delle volte, quando ci sentiamo vittime della situazione, la frustrazione ci toglie le energie per “attivarci”. La buona notizia è che è molto probabile che ci sia qualcosa che possiamo fare per uscirne. Ci sono tanti modi, intanto possiamo riconoscerla, esplorare quali sono gli ostacoli che ci stanno impedendo di intervenire – o anche solo di vedere la situazione da un’altra prospettiva – e infine provare a vedere su quali risorse possiamo appoggiarci.
Gratitudine
TI SEI ACCORTO CHE...?In questo momento di vincoli e limitazioni riflettere per cosa essere grati può essere utile a distogliere il pensiero da quello che non c’è o che ci manca. E può essere un buon esercizio per chi ha l’abitudine di alzare sempre l’asticella dei propri obiettivi, o per chi pensa di doversi sempre migliorare (seguendo corsi, leggendo manuali ecc) o per chi non si ferma mai, “altrimenti è perduto”. L’oggetto della nostra gratitudine può variare di peso e misura e dipende dalla sensibilità di ciascuno di noi: può essere una persona, una situazione, uno status, una piccola conquista quotidiana, un obiettivo raggiunto, un raggio di sole che entra nello studio. A dirla tutta può essere più complesso di quanto si creda. Il suggerimento è di fermarsi prima di addormentarsi alla sera e riflettere su 3 cose per le quali siamo grati.
Heart / Cuore
CUORE O PICCHE?Il cuore è centrale. E non solo anatomicamente. Aldilà del fatto che sembra che il cuore sia uno dei tre cervelli dell’essere umano [https://www.heartmath.org/research/science-of-the-heart/heart-brain-communication/], nella nostra esperienza quando mettiamo la mente al servizio del cuore, è come se addizionassimo l’intelligenza all’intuizione, il sapere al sentire. Quando ci affidiamo anche al cuore è più probabile che si crei un connessione diretta con le altre persone. Non è una questione di bontà ma di “parlare” una lingua diversa, più diretta con l’altro. Certo, è più facile a dirsi che a farsi. Molti di noi sono cresciuti con l’idea che la razionalità vinca su tutto soprattuto rispetto alle emozioni che ci hanno insegnato a mettere a tacere, perché essere troppo sensibili non va bene, non ci porta da nessuna parte, è indice di debolezza… Eppure guarda caso la parola coraggio vuol dire agire con il cuore. 🙂
Immunità al Cambiamento
STARE O ANDARE?Ognuno di noi, volente o nolente, ha sviluppato una propria immunità al cambiamento, mettendo in atto inconsapevolmente dei comportamenti che in qualche modo ci boicottano e non ci permettono di realizzare appieno ciò che desideriamo nella nostra vita. Nonostante tutte le nostre migliori intenzioni e le nostre qualità, abbiamo una serie di “resistenze” insite che ci ostacolano. Ogni volta che ci fermiamo e ci lavoriamo, rimaniamo stupiti dalla potenza dei “muri” che tiriamo su. E non basta vederli. Nella nostra esperienza è necessario abbattere ogni mattone, picconata dopo picconata. Già ai primi spiragli ci si apre una visuale sul mondo e sulla nostra vita, molto più vasta della feritoia che ci eravamo costruiti.
KO
Quanto velocemente sei in grado di rialzarti?C’è sicuramente capitato di sentirci sopraffatti, stressati, confusi, senza vie d’uscita…KO. Magari ci è successo durante questo periodo così complesso di limitazioni e incertezze. In questi casi le domande che a volte ci tornano utili sono: quali sono i pensieri e le emozioni che associamo a questo momento? Che cosa abbiamo fatto per uscirne? Che cosa è successo? Di cosa abbiamo avuto bisogno per tirarci fuori? Queste riflessioni potrebbero avere un duplice obiettivo: 1) Ci permettono di verificare se ne siamo veramente usciti e 2) se effettivamente è così, ovvero se abbiamo superato questa fase, possiamo fare tesoro di pensieri, convinzioni, emozioni, comportamenti per affrontare con più consapevolezza le volte che ci succederà ancora.
Journey / Viaggio
QUAL È LA TUA MAPPA?Sì perché è di questo che si tratta. Dove vogliamo andare, che cosa vogliamo diventare, che cosa vogliamo realizzare? Qual è la nostra meta, quali le tappe per arrivarci? Che cosa abbiamo voglia di scoprire? Di cosa abbiamo bisogno per il viaggio? Quali risorse, quali mezzi? Chi vogliamo portare con noi? Come gli esploratori di un tempo possiamo disegnare la nostra mappa e decidere di partire. Ci saranno degli ostacoli, il tempo non sarà sempre l’ideale, incontreremo le nostre sibille e non tutto andrà come previsto. Sbaglieremo strada e correggeremo il percorso, magari decideremo di cambiarlo a mano a mano che scopriamo un pezzetto nuovo di noi. Quando siamo disposti a metterci in gioco per goderci la meraviglia del nostro viaggio lungo una vita?
Let go / Lascia andare
SEI PRONTO PER LA SFIDA?Se lasciassimo andare le nostre credenze su di noi? Quelle che non confessiamo neanche a noi stessi, ma che sono lì che condizionano molte delle nostre scelte. Se per una volta mettessimo in discussione che es. “sono troppo fragile, o inadeguato, o non all’altezza”. Ognuno di noi ne ha una che predomina sulle altre. È una convinzione atavica che ci accompagna da tempo. Se la lasciassimo andare? Se non fosse così, cosa diventerebbe possibile? Cosa potremmo realizzare? Quali progetti, quali sogni? Che cosa potremmo sperimentare, sfidare, scoprire? Quante opportunità aggiuntive si aprirebbero, quali strade? Nella nostra esperienza scoprire qual’ è e metterla in discussione in concreto, momento dopo momento, cambia completamente il modo di vedere le cose, di agire e di essere.
Maschera
OGGI QUALE TI METTI?Tutti noi tendiamo a mettere una maschera. C’è chi preferisce quella dell’affidabile, chi quella del brillante, chi quella della persona preparata e competente e facciamo di tutto perché gli altri ci vedano così. Ne abbiamo una per ogni occasione, per il lavoro, con il partner, i figli, gli amici ecc. Indossando quella maschera ci nascondiamo perché per qualche motivo (ognuno ha il suo, dalla sindrome dell’impostore al non sono all’altezza ecc) temiamo il giudizio degli altri. Nella nostra esperienza è proprio quando togliamo quella maschera e ci mostriamo per quello che siamo, con tutti i nostri pregi e la nostra vulnerabilità, che incontriamo l’altro. Perché è come se ci riconoscesse in un spazio diverso dall’attacco / difesa. È uno spazio più autentico dove non ci sono maschere, ma esseri umani.
NO
LO SAI DIRE?Per dire un vero sì dobbiamo darci la possibilità di dire no. Solo così ci possiamo rendere conto se la decisione che prendiamo è frutto di una nostra scelta o è alla mercé di qualcosa che va fatto, o che gli altri si aspettano da noi, ma che è ben lontana da ciò che vogliamo noi realmente. Questa espressione ci torna molto utile quando lavoriamo periodicamente alla nostra visione, a quello che vogliamo creare nella nostra vita personale, professionale, in società, quando disegniamo i nostri progetti, gli obiettivi e i risultati che vogliamo vedere accadere in un lasso di tempo definito. La possibilità di dire no di volta in volta è un modo per verificare da un lato la nostra libertà di scelta, dall’altro la nostra reale volontà, è un test per esplorare che sia un nostro desiderio e che non risponda a condizionamenti vari, interni o esterni. Partire dal no ci permette di svezzarci dal nostro ego e giocare appieno la nostra adultità.
Obiettivo
DOVE STAI ANDANDO?Molti di noi sono abituati a lavorare in funzione dei risultati, come dei pitbull di razza che non mollano mai la presa. E che soddisfazione quando li abbiamo raggiuntii! Ma le domande successive sono, quanto dura? Dopo quanto tempo ci poniamo nuovi risultati da raggiungere? E se guardiamo ancor più a fondo, abbiamo rinunciato a qualcosa per raggiungerli (es. tempo con i figli, la famiglia, con gli amici, passioni ecc)? E quanto ci hanno limitato in termini di prospettiva? Se per un momento lasciassimo andare i risultati e ci focalizzassimo sulla visione e sugli obiettivi? Chi vogliamo diventare tra 5 anni, 3 anni, 1 anno? Con chi? Con quali progetti? Di che cosa abbiamo bisogno per raggiungere quello che vogliamo?
Questo potrebbe essere un modo per non vivere in funzione dei risultati, ma della nostra visione. Anche perché i risultati potrebbero manifestarsi in modi totalmente inaspettati.
Percorso
SAPERE O VIVERE?Ognuno di noi ha dei meccanismi automatici di difesa (dell’EGO) collaudati nel corso di una vita. Sono inconsci e per lo più non siamo in grado di intercettarli quando li mettiamo in atto. Hanno dei costi per noi e per chi ci è intorno (colleghi, partner, figli, amici) in termini di relazione, salute e spreco di qualità, idee e progetti da realizzare. Nella nostra esperienza non basta scoprirli. E’ necessario un percorso per diventarne profondamente consapevoli, capirne le leve, le cause e gli effetti su di noi e sugli altri, per poi decidere cosa farne. Ci vuole un percorso, non un corso per decidere se e come trasformarli in profondità e in modo concreto, applicando degli strumenti e un modus operandi (ognuno ha il suo) che ci permetta di vedere trasformati a poco a poco noi stessi e il mondo intorno a noi.
Qualità
QUALI SONO QUELLE CHE SPRECHI?C’è chi continua a “migliorarsi” iscrivendosi a corsi, leggendo manuali, seguendo webinar ecc., c’è chi difende strenuamente la posizione conquistata, preoccupato che qualcuno, magari più giovane e intraprendente possa sottrargliela, c’è chi preferisce rimanere dietro le quinte. C’è chi ha difficoltà a vedere le proprie qualità, chi ne mette in gioco solo alcune. Quale che sia l’approccio, è possibile che stiamo cercando di mettere a tacere la paura comune di non essere all’altezza. E siamo talmente impegnati a non sentirla che sprechiamo tutte quelle qualità che abbiamo già a disposizione e che ci permetterebbero di dare un contributo nostro, unico. E quante opportunità perdiamo quando non le usiamo appieno?
Responsabilità
UN ALTRO MODO DI DIRE LIBERTA'?Quanto siamo responsabili della nostra vita? E quanto invece ci sentiamo in qualche modo condizionati dalle situazioni esterne (il capo, la suocera, il partner, il ruolo che abbiamo ecc)? Ci piace molto sfidare le persone su questo punto, perché nella nostra esperienza ci possiamo ritenere liberi solo quando abbiamo effettivamente in mano la situazione, che per noi vuole dire essere attori in prima linea di quello che vogliamo. Siamo liberi, quando prendiamo delle decisioni per andare nella direzione di quello che vogliamo senza essere succubi delle circostanze. In questi casi ci piace usare la metafora della barca a vela: le condizioni del vento e del mare cambiano ma siamo noi ad avere il timone.
Shift
DOVERE O ESSERE?Ci sono momenti in cui siamo arrabbiati, delusi, frustrati, impotenti, in cui sentiamo di voler dimostrare al mondo o al capo o al partner che abbiamo ragione e momenti in cui ci sentiamo particolarmente connessi con noi stessi, con quello che vogliamo, con chi ci è vicino, in cui siamo grati per quello che ci è successo e magari proviamo gioia, leggerezza, ispirazione. Nella nostra esperienza questi momenti possono essere ricondotti a due stati d’essere: uno in cui siamo alla mercé degli eventi, degli altri, del nostro autogiudizio e delle nostre convinzioni e l’altro creativo in cui ci sentiamo appagati e magari parte attiva della nostra vita. Ma è possibile fare uno SHIFT e decidere di passare dallo stato alla mercé che è umanamente più ricorrente a quello più creativo? La risposta è sì. Per noi è possibile ed è un’arte. La chiamiamo l’arte dello shift ed è alla base del nostro lavoro da più di 40 anni. Lo sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle: ci sono momenti più difficili, in cui facciamo fatica a shiftare ed altri più immediati. Una cosa è certa: non vogliamo mai più tornare indietro.
Teoria
SAPERE O SPERIMENTARE?Sapere o sperimentare? Sperimentare tutta la vita! E’ una provocazione, certo, ma ci teniamo a sottolineare che la teoria da sola non basta. Per noi è essenziale verificare, sperimentare sui noi stessi e con le persone, le squadre e le organizzazioni con cui lavoriamo da più di 40 anni. Siamo diversi, ognuno ha il suo background di esperienze, emozioni, convinzioni e credenze e non esiste una teoria valida per tutti. Per questo ci piace lavorare in partnership con i nostri clienti prima, durante e dopo i nostri workshop: sperimentiamo con loro come “applicare” la teoria in base alla realtà del momento e alle specificità della persona e del contesto. Il nostro proposito è essere consistenti e ci piace metterci in gioco per realizzare le nostre visioni e per metterci nelle condizioni di dare il contributo che desideriamo, in azienda, in famiglia, in società. Non c’è una verità, ognuno ha la sua da sperimentare.
Vulnerabilità
HAI LETTO DEBOLEZZA?Non ci stancheremo mai di sottolineare che vulnerabilità non è sinonimo di debolezza. Al contrario, mostrare la nostra vulnerabilità richiede un immenso coraggio. Imparare a esporci così come siamo, con le nostre forze, le nostre imperfezioni, le nostre paure è estremamente difficile, ma nella nostra esperienza è il modo più diretto per creare una vera connessione con l’altro, per trovare insieme delle soluzioni, delle strade, dei progetti, quale che sia il tipo di relazione che abbiamo con quella persona (un collega, un partner, un figlio). Mostrare la nostra vulnerabilità ci permette di rinunciare a quell’immagine di perfezione che vorremo dare di noi, totalmente fittizia, predisponendo così un contesto più genuino, aperto, nel quale l’altro si può sentire più a suo agio. Brené Brown, professoressa e ricercatrice dell’università di Houston ne ha portato avanti studi approfonditi con libri, corsi e interviste, noi ci limitiamo a ricordare le sue parole che continuano a risuonarci nella nostra quotidianità: “La migliore opportunità che abbiamo per sentirci connessi, con noi stessi e con gli altri, è il coraggio di essere imperfetti”.
Will / Volontà
MA TU CHE COSA VUOI VERAMENTE?Quante volte ci fermiamo e ci chiediamo “Sì, ma io che cosa voglio?” Per me, per la mia famiglia, la mia squadra, la mia organizzazione? E ammettendo che ci siamo fatti questa domanda, quante volte ci siamo dati una risposta che fosse vera, ovvero coerente con le nostre profonde aspirazioni e non con ciò che ci si aspetta da noi, come capi, padri, madri, figli ecc? In realtà nella nostra esperienza in molti ci siamo trovati spiazzati davanti a una domanda tanto scontata quanto complessa. Sì, complessa, perché se non siamo in grado di rispondere ci possono essere mille ragioni e osservarle ci aiuta a capire se siamo noi a guidare la nostra vita o qualcun/qualcos’altro. E quindi poniamocelo come mantra per darci quanto meno una direzione IO CHE COSA VOGLIO?
X
OBIETTIVO O INCOGNITA?X come incognita ovvero quando prendi un impegno e affronti l’incertezza del risultato. Quando vogliamo realizzare un progetto, nella nostra esperienza il primo passo è prendersi l’impegno di farlo. Non sappiamo cosa succederà, ma ci impegnamo ad andare nella direzione che desideriamo. Riprendendo la metafora della barca a vela, non sappiamo come sarà il vento e quanto mosso sarà il mare, ma possiamo decidere dove andare e impegnarci a raggiungere la meta. Non sappiamo come ci arriveremo, quali saranno le scelte che faremo, ma sappiamo dove vogliamo andare. E se scuffiamo, rallentiamo, rimaniamo in stallo, ci rimettiamo in sesto e riprendiamo la nostra traversata. L’importante è non mollare il timone 🙂
Year / Anno
CHI VUOI ESSERE DIVENTATO TRA UN ANNO?L’anno per noi è un lasso di tempo importante quando sosteniamo le persone a entrare in connessione con le loro profonde aspirazioni per lavorare alla propria visione, per pensare in grande e immaginare qual è il contributo che vogliono offrire nella loro vita professionale e personale. Naturalmente dipende dagli obiettivi delle persone, delle squadre e delle organizazioni con le quali lavoriamo, ma 12 mesi permettono non solo di stringere il focus su risultati, obiettivi e progetti, ma anche di correggere il tiro e affinare per imparare a essere consistenti senza perdere la creatività, senza rischiare di cadere nel fare fine a sé stesso, che ci allontana automaticamente dal realizzare i nostri progetti più grandi. E non c’è meraviglia più grande di vedere che cosa siamo diventati noi e la nostra squadra dopo un anno; quanto di quello che abbiamo immaginato si sia effettivamente concretizzato e quanto no e perché, o quanto si sia manifestato in modo diverso. Quando abbiamo una visione e uno scopo, l’arco temporale di un anno ci permette di stare con i piedi per terra e di gettare il cuore oltre l’ostacolo.